Si è riaperto in questi giorni il capitolo della tanto discussa Tangenziale Est, o Gronda, la strada che andrebbe a chiudere l’anello delle tangenziali torinesi e collegherebbe il Chierese agli sbocchi della Torino-Milano. Un progetto di cui si parla da trent’anni e silente da quasi una decina e che ora ritorna sulle prime pagine dei giornali locali grazie al Recovery Fund, i fondi promossi dall’Europa per la realizzazione di interventi strutturali in campo viabilistico e non solo.Un progetto che costerebbe, secondo le stime del Politecnico di Torino e risalenti al primo decennio del 2000, circa un miliardo e mezzo di euro coinvolgendo indicativamente 500mila cittadini da San Raffaele a Chieri.
«Come sempre premetto di non essere un tecnico: parlo come cittadina e futuro amministratore – motiva Vanessa Cerutti candidata sindaco di Baldissero Torinese – Di Tangenziale Est se ne discute dagli anni 80. Un’infrastruttura osteggiata da molti che ora torna alle luci della ribalta dopo quasi dieci anni di silenzio. La prima considerazione che mi viene da fare è: ha ancora senso parlare di autostrade e tangenziali ?».
Entra nel merito Cerutti: «Non sono una Notangest sia chiaro, ma uscendo da un periodo come questo in cui siamo andati avanti su un cammino differente e caratterizzato dalla necessità di ottimizzare gli spostamenti e di incrementare la digitalizzazione delle imprese, la scelta di realizzare un’infrastruttura simile mi sembra anacronistica. Un po’ come parlare di motore a scoppio, quando oltre ad essere possibile acquistare auto elettriche, si sta già sperimentando l’alimentazione a energia solare – prosegue la candidata – Si potrebbe invece aprire il dialogo per potenziare l’attuale SP122 dopo un’attenta valutazione preliminare. Ho inoltre letto con attenzione le considerazioni fatte dei sindaci in questi anni e le ultime dichiarazioni e concordo con la necessità di chiedere garanzie a tutela del territorio. Corinto, già nel 2009, aveva sottoscritto una lettera con altri 7 sindaci del territorio affinché venisse garantito un progetto che non andasse a consumare territorio più del necessario a tutela dei residenti».
Si parla comunque di un accordo di oltre 10 anni fa:«Molto è cambiato, ormai a tutti sembrava un’idea sfumata e anche chi all’epoca era favorevole credo possa avere elaborato altri pensieri. Tanti di quei cittadini non risiedono neanche più qui. Per riprendere in mano questo progetto, a mio avviso, bisogna ripartire dal basso. Cosa vogliono davvero i cittadini? Un’infrastruttura che coinvolge almeno 9 Comuni e oltre 500mila abitanti merita un’indagine statistica, una consultazione diretta tra la popolazione. E’ ancora necessaria per smaltire il traffico? Quali sono ora le abitudini dei residenti? Quali sono le attività commerciali attive in queste zone?».
In un decennio tante cose cambiano: «Ritengo che questo decennio valga doppio. I progressi tecnologici sono avanzati a pieno ritmo, il Covid ha dato una spinta importante, tante aziende attive su quella tratta hanno chiuso, altre si sono spostate. Proiettarsi al 2030, paragonando la TangEst al Tav, senza sapere le esigenze del 2021, credo sia insensato. Prima di partire a dire si o no dovremmo chiederci: cosa vogliono davvero i cittadini?»